LA VITA E’ DONO DI DIO

Cesare de Rosis

“Un neonato prematuro, sopravvissuto a un aborto effettuato a 22 settimane di gravidanza, e’ rimasto abbandonato un giorno intero senza alcuna cura”. Questa la drammatica sintesi di un fatto avvenuto a Rossano Calabro nei giorni scorsi.
Il cappellano dell’ospedale, dopo aver celebrato l’Eucaristia, ha casualmente, o meglio provvidenzialmente scoperto il fatto. Il sacerdote si è avvicinato al tavolo di metallo dove, in un fagottino di tela bianca, era stato deposto il feto di 22 settimane abortito da oltre quatto ore… e con orrore ha notato un movimento. Quando ha scostato il telo ha potuto constatare che il feto non solo non era morto, ma era ancora vivo, respirava e si muoveva, nonostante il cordone ombelicale non legato, il tempo trascorso dall’uscita dall’utero materno, e il freddo dell’aria condizionata, sempre accesa in sala operatoria. Fatta la drammatica scoperta il cappellano ha chiesto aiuto, ha protestato per la mancanza di cure e di assistenza e quindi il piccolo bambino abortito è stato infilato in un’incubatrice di Neonatologia nell’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza dove ha smesso di respirare ben due giorni dopo, lunedì mattina.

Di per sé il fatto non è nuovo ma ci scuote tutti profondamente e ci fa riflettere sul dono della vita. Riaccende il dibattito su una questione delicatissima.
In altre occasioni ho espresso il mio parere a riguardo: sono consapevole che l’embrione sia vita (o potenzialmente essere) e la vita va difesa dal primo momento del concepimento, ebbi a scrivere su un articolo che metteva a fuoco il dramma del relativismo. Certo non ho competenze di natura medica ma da cristiano – cattolico non posso non rievocare la validità delle parole del Santo Padre Benedetto XVI quando, dall’alto del suo Magistero, parla del valore della vita: “Forte e costante deve essere l’impegno per la dignità e la tutela della vita umana in ogni momento e condizione, dal concepimento e dalla fase embrionale alle situazioni di malattia e di sofferenza e fino alla morte naturale”. I problemi non si risolvono con l’aborto o, peggio, se si tratta di casi come quelli avvenuti a Rossano. Mi chiedo, indipendentemente dal Credo religioso, come si fa a dire no alla nascita di un bimbo che è la cosa più bella che possa capitare ad una coppia!
I problemi si affrontano e, a tal proposito, tornano preziosissime le parole del compianto papa Paolo VI, di venerata memoria che, sulla Humanae Vitae, così si esprimeva:
“Il gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie, le quali, tuttavia, sono talvolta accompagnate da non poche difficoltà e angustie. In tutti i tempi l’adempimento di questo dovere ha posto alla coscienza dei coniugi seri problemi, ma col recente evolversi della società, si sono prodotti mutamenti tali da far sorgere nuove questioni, che la Chiesa non può ignorare, trattandosi di materia che tanto da vicino tocca la vita e la felicità degli uomini” ma, proseguiva, citando il suo predecessore papa Giovanni XXIII: “La vita umana è sacra fin dal suo affiorare impegna direttamente l’azione creatrice di Dio “.
Tornando sul fatto di apertura, vorrei esprimere numerose considerazioni, ma l’insufficienza che potrebbero avere le mie parole le sostituisco con una nobile citazione di Mons. Elio Sgreccia (Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Vita): “Il medico non deve guardare la data deve guardare il fatto. Quindi, se un feto viene abortito, volontariamente o accidentalmente, e lo si trova vivo anche se ai limiti della sopravvivenza, ai limiti cronologici, e però si è di fronte a un feto che, o perché vigoroso o perché non calcolate bene le date, di fatto viene fuori vivo, si è obbligati a farlo vivere. Questo venga chiarito per legge, o addirittura venga anticipata la data della vitalità. Quindi, ha fatto bene il vescovo a richiamare la massima attenzione e vigilanza, perché quello che vale di fronte alla vita umana – di fronte alla coscienza, di fronte a Dio – è uno che nasce e addirittura è già fuori dell’utero materno e si dimostra di essere vitale, deve avere tutto il soccorso per essere accompagnato”.

G. Cesare De Rosis

Una risposta a “LA VITA E’ DONO DI DIO

  1. Assunta da Venaria Reale

    Cosa dire,tanto e niente,ma nel 2010……perchè abbanonarlo,si poteva,perlomeno legare il cordone, coprirlo bene,e portarlo in un ospedale,se proprio,la mamma non poteva crescerlo(io non giudico nessuno,è solo la disperazione,che fà fare questi insani gesti)penso che questa donna soffrirà,per tutta la sua vita..per quello che ha fatto.
    Ma sono sicura che non era da sola,dovranno pagare il male fatto a questa creatura.
    Questo Angelo che è meglio che stà insieme ai suoi amichetti buoni come LUI,e non su questa TERRA che la cattiveria non ha LIMITE.

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